Nel presente articolo approfondiremo il caso in cui un infortunio sul lavoro, o una malattia professionale, provochino la morte del lavoratore stesso e cosa debbano fare gli eredi per accedere al risarcimento.
Morte sul lavoro risarcimento agli eredi
Nel caso di morte sul lavoro dovuta a infortunio o ad una malattia professionale, l’assicurazione obbligatoria dei lavoratori tutela i diritti degli eredi superstiti mediante il pagamento di una rendita Inail. Sono state infatti previste delle misure a sostegno dei familiari del lavoratore deceduto i quali traevano dal suo lavoro i mezzi di sopravvivenza.
Risarcimento morte sul lavoro: Il vincolo familiare e soggetti beneficiari
Presupposti essenziali per il diritto dei superstiti alla rendita sono, come detto, la morte del lavoratore in conseguenza di un infortunio o di una malattia professionale e il vincolo familiare. I familiari che hanno diritto alla rendita sono il coniuge e i figli fino ai 18 anni, al massimo fino ai 26 anni in caso di studi universitari in assenza di un lavoro retribuito.
Per il coniuge lo stato di separazione personale al momento dell’infortunio o della morte del lavoratore assicurato non impedisce la concessione e il mantenimento della rendita. In sintesi il vincolo di coniugio deve sussistere al momento della morte, in caso di divorzio il coniuge non ha diritto ad alcuna rendita.
Per i figli invece la rendita è estesa a tutti, legittimi, naturali, riconosciuti o riconoscibili e anche adottivi.
Per tutti gli altri superstiti (genitori, fratelli) è richiesto il requisito della vivenza a carico del lavoratore deceduto. Gli interessati dovranno dimostrare di essere stati conviventi con il lavoratore dal quale prendevano i mezzi di sussistenza necessari per vivere.
Morte sul lavoro risarcimento Inail: Come calcolare la rendita ai superstiti
La rendita ai superstiti è calcolata dal 1 gennaio 2014 non più sulla retribuzione annua effettiva del lavoratore (per evitare che ai lavoratori giovani deceduti con moglie e figli a carico giovani, quindi con più necessità, arrivi una rendita modesta), ma sulla base della retribuzione massima convenzionale del settore industria.
Il coniuge ha diritto comunque ad una quota pari al 50% della rendita, anche se gode di redditi propri. Principio ispiratore della norma è che si presume che in ogni caso la morte dell’assicurato danneggi il nucleo familiare nel quale i suoi redditi confluivano.
Ai figli è attribuita la rendita del 20%, così come per tutti gli altri superstiti (genitori, fratelli). Per i figli la quota di rendita va aumentata dal 20 al 40% nel caso in cui, a seguito dell’infortunio mortale dell’assicurato, ne deriva una situazione familiare di decesso di entrambi i genitori o di entrambi gli adottanti.
Come fare per richiedere la rendita in caso di morte sul lavoro
In caso di morte la denuncia all’Inail deve essere presentata o dal datore di lavoro o dagli eredi del lavoratore.
L’istituto assicuratore nel caso di decesso dell’assicurato deve avvertire i superstiti della loro facoltà di proporre domanda per la rendita. In base alla norma i superstiti devono proporre domanda di rendita in un termine perentorio di 90 giorni, tuttavia si ritiene che tale termine non costituisca una condizione di procedibilità della domanda giudiziale nell’ordinario termine di prescrizione triennale.
Voci di danno da richiedere per il risarcimento da infortunio mortale
Nel caso in cui la morte sul lavoro sia addebitabile alla responsabilità di terzi o del datore di lavoro, gli eredi potranno richiedere, oltre alla rendita Inail, anche tutti i danni non patrimoniali subiti:
- danni morali da perdita parentale, per tutte le sofferenze patite in ragione della morte del loro familiare e per la gravità dell’illecito subito (c.d. risarcimento del danno biologico iure proprio);
- danni biologici trasmessi dal lavoratore agli eredi, nel caso in cui il decesso del lavoratore sia avvenuto a notevole distanza dall’infortunio o dalla malattia professionale, quindi si sia configurato in capo al lavoratore un danno biologico che viene poi con la morte trasmesso agli eredi (c.d. risarcimento del danno biologico iure hereditario). Viceversa qualora la morte del lavoratore si sia concretizzata in prossimità dell’evento infortunistico, nessun danno biologico si può materializzare in capo al lavoratore deceduto e dunque nessun danno può essere rivendicato iure ereditario in quanto non materializzatosi prima in capo al lavoratore morto (si configura solo il danno morale iure proprio di cui sopra);
- danni patrimoniali, per la perdita della contribuzione patrimoniale che il lavoratore avrebbe apportato alla famiglia se fosse rimasto in vita.
Risarcimento morte sul lavoro: supporto agli eredi
Gli eredi del lavoratore deceduto che necessitino informazioni in merito alla responsabilità civile del datore di lavoro o di terzi, anche circa i rapporti con l’Inail, possono rivolgersi a noi in modo del tutto gratuito.